Zanzibar

Stone Town Vale la pena rinunciare a una giornata di mare per vedere la città principale dell’isola, patrimonio Unesco dell’Umanità. Il suo fascino è nascosto dietro un senso apparente di caos e fatiscenza: in numerosi edifici si riconosce ancora lo stile coloniale inglese mixato con l’architettura swahili e molte case hanno delle bellissime porte intarsiate (ce ne sono quasi trecento), tipiche di Zanzibar, ma dall’influenza indiana e araba. Non fatevi spaventare dalla quantità di mosche o dagli odori e addentratevi in qualche mercato, giusto per la curiosità di vederlo con i vostri occhi. Ci sono le bancarelle autorizzate, quelle sotto i portici, e quelle abusive, con la merce esposta sulla strada, e tutte vendono pesce, carne, frutta, spezie. 
Se siete fan dei Queen, non potete tornare a casa senza una foto in Kenyatta Street dove una porta con l’insegna dorata “Mercury House” indica la casa natale della rockstar, nata qui nel 1946.
Affacciata sulla spiaggia della città c’è la Casa delle Meraviglie (Beit el-Ajaib): guardandola oggi, decadente e vuota, è un po’ difficile abbinarla al suo nome, ma un tempo era il palazzo del sultano e fu soprannominata così dai locali perché era stata la prima struttura ad avere l’elettricità e l’ascensore. L’edificio è squadrato con ampie balconate e la torre dell’orologio: non è visitabile, ma osservarlo da fuori basta per sentire il senso di nostalgia delle grandezza passata. Si può entrare, invece, nell’edificio accanto, il Palazzo del Popolo, anch’esso antica residenza dei sultani.
Alla chiesa anglicana, uno dei più grandi edifici religiosi della città, troverete testimonianze del traffico di schiavi (le prigioni sotterranee) poiché Zanzibar era un luogo di collocazione temporanea degli uomini finché non venivano venduti.

Maree Sulla spiagge di Kiwengwa e Pwani Mchangani, che costituiscono una delle strisce di sabbia più lunghe dell’isola (costa orientale), è un fenomeno che si può osservare ogni sei ore. Quando la marea è bassa per raggiungere l’acqua bisogna percorrere qualche decina di metri su un fondale melmoso, ma il paesaggio ha un che di spettacolare e unico. È l’occasione per fare lunghe e passeggiate immersi nella calma di tutto quello che sta intorno (nella zona più a sud di Kiwengwa ho persino scoperto una coltivazione di alghe nel mare, curata meticolosamente dalle donne zanzibarine). 
La bassa marea è anche il momento migliore per andare a vedere la barriera corallina. Ci si può camminare sopra e vedere coralli colorati, stelle marine verdi, blu, rosse, spugne e pesci. Vi portano i pescatori locali per una decina di euro con le loro barche tipiche (ngalawa) costruite con un pezzo unico di tronco di mango. Quando la marea si rialza è il momento di un tuffo nel mare che regala miriadi di verdi e azzurri. Dalla costa orientale si ammira l’alba (in questi mesi il sole sorge intorno alle 6.15).